Senza soluzione di continuità. Questo il sentiment dell’attuazione del piano Mattei del governo Meloni per l’Africa.
Il Paese protagonista questa volta è l’Angola, realtà occidentale di oltre 34 milioni di abitanti dotata di grandi risorse naturali e minerarie, che è il terzo partner commerciale sub-sahariano dell’Italia, dopo Sudafrica e Nigeria.
L’Italia con l’Angola può contare su un vantaggio competitivo rispetto agli altri Paesi europei, perché nel 1976 il nostro è stato il primo paese occidentale a riconoscere la proclamata Repubblica d’Angola. Anche l’interscambio commerciale è importante, visto che nel 2022 ha fatto registrare 400 milioni di controvalore con un saldo favorevole all’Italia per 160 milioni di euro. Il trend è solido, con una crescita di oltre il 10% dell’export italiano nei primi 10 mesi del 2022 e un import italiano da 1,3 miliardi di euro basato sull’acquisto di greggio. Il settore Oil&Gas, così come la filiera agricola sono gli ambiti di più alto interesse italiano in Angola.
Eni in Angola
Eni in particolare, soprattutto attraverso la joint venture con Bp Azule Energy, è presente nel paese da oltre 40 anni. Porta avanti attività di produzione ed esplorazione basata sull’offshore convenzionale, su una superficie di oltre 33mila Km quadrati. Non solo. Partecipa con una quota del 13,6% al consorzio Angola Lng (Alng) che tratta a Soyo circa 10 miliardi di metri cubi di “feed gas” (di alimentazione) all’anno e liquefà oltre 5 milioni di tonnellate di Gnl. Durante la visita è prevista la firma di una nuova intesa tra Eni e l’Angola sulle rinnovabili.
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